La Cassazione afferma che il tempo per la vestizione e cambio turno deve essere retribuito

Cinque infermieri avevano chiesto la condanna dell’Ausl della Regione Umbria al pagamento del lavoro straordinario per il tempo impiegato per la vestizione prima del turno di lavoro e per quello utilizzato per il passaggio di consegne ai colleghi del turno successivo.
Il Tribunale e la Corte d’Appello di Perugia rigettano la domanda sulla base del fatto che il lavoro straordinario nel pubblico impiego contrattualizzato deve essere autorizzato preventivamente e che non esiste, presso l’Ausl umbra, nessuna regolamentazione dei tempi di vestizione-svestizione del personale.
Gli infermieri propongo ricorso per Cassazione.

La decisione della Corte.

La Cassazione accoglie il ricorso degli infermieri, chiarendo che “in materia di orario di lavoro nell’ambito dell’attività infermieristica, in mancanza di regolamentazione della contrattazione collettiva, il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione al di là del rapporto sinallagmatico, trattandosi di un obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto”.

Cass. ord. 11 febbraio 2019, n. 3901 – scarica il testo in formato Pdf

Fonte: lavoropiu.info

Area Alfa Romeo: da 18000 posti di lavoro allo shopping e sci indoor per ricchi; questo è il modello di sviluppo della classe dirigente.

A marzo 2018 abbiamo pubblicato le seguenti valutazioni circa i progetti della borghesia e dei politici sull’area ex Alfa Romeo.

“Il Comune di Arese, Regione Lombardia e Città Metropolitana hanno chiesto al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) di avere nelle proprie disponibilità i fondi stanziati nella Legge Finanziaria del 2004 a favore del recupero dell’area ex Alfa Romeo. Le risorse stanziate nel 2004 erano state pensate per la reindustrializzazione, la promozione industriale e la riqualificazione dell’area oggetto dell’Accordo di Programma; le risorse ammontano a ben 53 milioni di euro. Ora gli enti del territorio, non contenti di quanto già incassato dagli oneri di urbanizzazione, tentano di aumentare il loro bottino appropriandosi di fondi che, nelle loro intenzioni, dovrebbero finanziare il potenziamento del sistema di trasporto pubblico, in particolare tra Arese e Area Expo. Secondo il Sindaco aresino Michela Palestra “è fondamentale legare lo sviluppo della nostra città e dell’area ex Alfa Romeo alle grandi trasformazioni che avvengono a due passi da noi, come quella dell’area che ha ospitato Expo. È l’unica strada possibile, ne eravamo convinti prima e lo siamo ancor di più oggi”. E’ necessario precisare che l’area ex Expo ospiterà facoltà universitarie, centri di ricerca farmaceutica, genetica e sociologica, sedi dirigenziali di multinazionali; nell’area ex Alfa Romeo, oltre al famoso centro commerciale, sono previste altre attività della grande distribuzione. Quindi i 53 milioni di euro dovrebbero, nell’intenzione dei “Signori della politica”, finanziare il trasporto di coloro che popoleranno il nuovo Parco delle Scienze verso lo Shopping Center. E in tutto ciò non una parola viene spesa circa il tema “lavoro, lavoratori e lavoro stabile”. Ci chiediamo come mai la politica non si sia preoccupata e continui a disinteressarsi dell’enorme riduzione di lavoro provocata dalla deindustrializzazione dell’area ex Alfa Romeo, del fatto che nell’intera area domini ormai solo il lavoro precario, del fatto che le ultime aziende produttive rimaste nell’area subiscano incendi e minaccino ulteriore contrazione nei livelli occupazionali. Fin troppo note sono le vicende degli operai dell’Innova Service o, quelle più attuali, degli operai della Caris. E ci chiediamo come mai la politica non si sia mai affrettata ad esigere quanto previsto dall’Accordo di Programma relativamente alla creazione di lavoro stabile da parte de Il Centro: lo shopping center avrebbe dovuto creare ben 2000 posti di lavoro stabile e, qualora ciò non fosse avvenuto, avrebbe dovuto risarcire gli enti locali per il danno arrecato. Perché la politica non chiede al Centro commerciale il rispetto degli accordi o il risarcimento? Perché la politica non chiede allo Stato i 53 milioni di euro per creare attività produttive che generino lavoro stabile? Probabilmente alla politica non interessa l’impoverimento delle famiglie del territorio, non interessa l’aumento dello sfruttamento, non interessa potenziare il trasporto per pendolari e studenti. Ciò che interessa alla politica è che tutti riescano a raggiungere comodamente il centro commerciale …”

Il nostro scritto risale al 28 marzo 2018, quasi un anno fa.
Purtroppo, ancora una volta, avevamo azzeccato le previsioni. Abbiamo doti profetiche? No, abbiamo solo capito, a nostre spese e da oltre trent’anni, che lo Stato borghese e gli enti locali borghesi non possono che legiferare a favore degli interessi economici borghesi. E i lavoratori diventano disoccupati o precari per ingrossare le tasche di speculatori pronti ad “ungere” la politica. E i lavoratori che diventano disoccupati o precari hanno famiglie sempre più povere, impossibilitate persino a curarsi, e hanno figli che sempre più spesso abbandonano la scuola per diventare precari impossibilitati a difendere i propri diritti.
Il piano fu ben congegnato, fin dal lontano 1987: 2 milioni e 500mila mq di stabilimento produttivo con 18.000 lavoratori sono spariti nel nulla. La storia delle mazzette fra Fiat e partiti di governo di quegli anni è nota. Oggi sono noti anche i nomi delle numerose società attraverso cui sono stati fatti transitare quantità infinite di fondi pubblici. Nel dicembre 2012 l’attuale proprietario dell’Iper, Marco Brunelli, dichiarò, in una intervista al Notiziario, che erano bel 14 anni che attendeva l’approvazione dell’AdP (Accordo di Programma) in base al quale l’area ex Alfa veniva destinata ad uso commerciale consentendo la costruzione del più grande centro commerciale d’Europa. Quindi Brunelli, già nel 1998, quando l’area era ancora di proprietà della Fiat, sapeva cosa sarebbe successo. Avevano preparato tutto. Avevano già imbandito un bel tavolo per banchettare alla faccia di 18000 lavoratori. Là dove c’era l’Alfa Romeo oggi c’è la cattedrale dello shopping con numeri da record: oltre 120 mila mq di estensione con 200 negozi, 13 ore di apertura giornaliera per 7 giorni su 7, 13 milioni di visitatori all’anno. Ma quanti lavoratori stabili al posto dei 18000 lavoratori dell’Alfa Romeo?
Gli unici a denunciare costantemente quanto stava avvenendo e quanto sarebbe avvenuto furono, e sono ancora, gli operai ex Alfa Romeo dello Slai Cobas. Abbiamo perso il lavoro, abbiamo subito denunce, pressioni, siamo stati spiati e pedinati, hanno tentato di comprare la nostra dignità. Abbiamo continuato a denunciare e a lottare contro lobby e potentati economici e politici che si stavano spartendo gli interessi sull’area dell’Alfa Romeo. Ci hanno abbattuto la storica sede del Consiglio di Fabbrica (requisendo lo storico murales degli operai e tutta la documentazione del CAF con dati sensibili che non sappiamo neppure che fine abbiano fatto) con la scusa di costruire un parcheggio fantasma di Expo ma, in realtà, con il chiaro obiettivo di attuare una vera e propria ritorsione politica nei nostri confronti.
Ma tutto ciò non è stato e non è sufficiente, devono continuare ad ingrassare. Sono pronti ad infilarsi in tasca anche gli ultimi mq rimasti disponibili e anche gli ultimi milioni di soldi pubblici. L’Accordo di Programma del 2004 prevedeva di destinare solo una parte dell’area Alfa Romeo ad uso commerciale (centro commerciale) e destinava 53 milioni di euro alla reindustrializzazione dell’area rimanente; inoltre il centro commerciale avrebbe dovuto assumere 2000 lavoratori del territorio stabilmente, altrimenti avrebbe dovuto dare ai Comuni coinvolti un risarcimento per ogni lavoratore non assunto stabilmente. Niente di tutto ciò si è realizzato. I 53 milioni di euro sono ancora fermi e nessuno li chiede per reindustrializzare l’area, Anzi, fra settembre e dicembre 2018, tutti i tavoli si sono riaperti frettolosamente per definire le varianti all’Accordo di Programma e ottenere, entro aprile 2019, l’approvazione dei Comuni coinvolti (Lainate, Arese, Garbagnate). Perché tanta fretta? Perché ad Aprile scade il mandato del Sindaco di Lainate e quindi il piano deve essere approvato prima che qualcuno possa rompere le uova nel paniere ad amministratori comunali, metropolitani, regionali e imprenditori. Ecco cosa è avvenuto in questi mesi. Alla fine di agosto 2018 i sindaci iniziano a fare pressione sul gruppo Finiper, proprietario dell’area di oltre 1 milione di mq da riqualificare, per vincolare la proprietà a realizzare infrastrutture adeguate prima di dare il via libera alla fase due del “sogno”. In cosa consiste il “sogno”? Costruire una pista da sci indoor che renda Arese come Dubai! Vogliono un impianto che “consentirà ai milanesi di allenarsi sotto casa per 365 giorni l’anno”. Allenarsi a sciare come a Dubai! Questo vogliono. Questa è la loro preoccupazione. Questo è il progetto (di interesse collettivo?) che sponsorizzano. Ma ancora non è sufficiente. Oltre alla pista da sci indoor da collocare nell’inutile parcheggio Expo (ossia nel luogo in cui aveva sede il Consiglio di Fabbrica), è previsto l’ampliamento dell’area commerciale (ad esempio con l’insediamento dell’ennesimo punto vendita Ikea). Ovviamente tutte attività che generano lavoro precario, sottopagato, parcellizzato; lavoro che non consentirà ai lavoratori di avere un reddito fisso, tutelato e che non consentirà ai lavoratori di organizzarsi per difendere i propri diritti (basti vedere l’attuale situazione lavorativa esistente all’interno del centro commerciale). E il Sindaco di Arese inizia pure a strizzare l’occhiolino al Sindaco di Città Metropolitana nella speranza che la pista da sci aresina venga tenuta in considerazione come sede delle future olimpiadi milanesi! Già pensano a come far soldi con le olimpiadi … Ma non basta ancora. Tutte le dichiarazioni pubbliche dei Sindaci del territorio vanno nella stessa direzione: rendere l’area del centro commerciale attrattiva, potenziare il trasporto pubblico e completare le infrastrutture che collegano l’area del centro commerciale-pista da sci-Ikea al progetto Mind del parco delle scienze (area ex Expo). Per fare ciò devono mettere le mani sul bottino di 53 milioni di euro che erano destinati alla reindustrializzazione. E qui la faccenda si fa interessante. I Sindaci non hanno insistito con il governo per avere dal Mise i 53 milioni ed usarli per reindustrializzare e creare lavoro (si sa, le fabbriche e i lavoratori puzzano, mentre i signori milanesi che verranno a sciare e fare shopping profumano); vogliono i soldi per appaltare lavori ad imprese amiche, vogliono riqualificare consumando ancora territorio per viabilità e infrastrutture che daranno lavoro solo ad imprese edili (magari mafiose, come già accaduto per il polo Rho-fiera ed Expo) che praticano il caporalato. Tutte cose già viste. E guarda caso, su questi interessi, l’accordo è bipartisan. La Lega a Roma ha presentato l’emendamento alla manovra di bilancio del governo per sbloccare i 53 milioni con la precisa finalità di usarli per sostenere la viabilità e le infrastrutture dell’area ex Alfa Romeo; il governo ha approvato (non ci risultano opposizioni del Movimento 5 Stelle che, se concorda con questo progetto a livello nazionale e governativo, non si capisce come potrebbe opporsi a livello locale nonostante le tanto sbandierate assemblee pubbliche contro il PD locale); il Pirellone leghista immediatamente procede con il via libera per il ripristino della vecchia tratta ferroviaria Lainate-Arese-Garbagnate (ex Rotamfer che entrava nell’Alfa Romeo) in modo che lo snodo ferroviario venga poi collegato alla metropolitana Rho-Fiera; il Presidente del Consiglio Regionale lombardo, illustre membro del PD locale, si dice entusiasta del progetto; i Sindaci locali del Pd e della Lega non vedono l’ora di mettersi la medaglietta per l’ennesima riqualificazione e riscuotere consensi e voti. Evidentemente il business è sempre trasversale. Come trasversale è la necessità di restituire favori alle clientele politiche. Ma una politica che ha clientele legate al mondo imprenditoriale farà gli interessi degli imprenditori o dei lavoratori? Nei fatti che abbiamo raccontato si trova evidentemente la risposta.
E ancora una volta non ci stupirebbe se avessimo ragione anche sul fine ultimo che hanno i ripetuti incendi alla Caris, azienda che si occupa di rifiuti e che si trova laddove dovrà essere costruita la nuova infrastruttura ferroviaria, ossia smantellare il poco produttivo rimasto nell’area con ulteriore perdita di posti di lavoro. Di certo la buona borghesia, fra lo shopping e l’allenamento nella nuova pista da sci, non vorrà sentire la puzza dei rifiuti e degli operai.

Solidarietà ai compagni del Si.Cobas e C.s.a. Vittoria

Solidarietà a chi lotta per i lavoratori!

Massima solidarietà alle compagne e i compagni del Si.Cobas e del C.s.a. Vittoria colpiti dalla repressione capitalistica.

La sentenza del 8 gennaio per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015 si commenta da sé:

  • 1 anno e 8 mesi al Coordinatore nazionale del Si.Cobas e ad altri compagni del Si.Cobas e del C.s.a Vittoria
  • 2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria
  • 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria

Si tratta indubbiamente di un atto intimidatorio e repressivo di una estrema gravità!
L’iter processuale ha dimostrato chiaramente che durante quella giornata di mobilitazione non vi è stata alcuna tensione e lo stesso PM ha richiesto l’assoluzione. Ma ciò nonostante è arrivata una sentenza di condanna!
Ma se non vi sono stati fatti da contestare, cosa si condanna? Si condanna, la lotta dei lavoratori, si condanna l’opposizione di classe, si condanna il fatto che i lavoratori in special modo immigrati invece di subire e continuare ad essere sfruttati si organizzino e lottano per far valere i propri diritti.
Con questa sentenza si cerca di intimidire chi vuol lottare. Leggi tutto “Solidarietà ai compagni del Si.Cobas e C.s.a. Vittoria”

Sciopero generale del 26 Ottobre: Slai Cobas Milano presente e protagonista!

Lo sciopero generale del 26 ottobre 2018, dichiarato dai sindacati di base contro questo governo reazionario e repressivo e nemico dei lavoratori, ha avuto una ottima partecipazione di sigle sindacali e di lavoratori anche nella città di Milano. Lo Slai Cobas provinciale ancora una volta è stato presente e protagonista sia nella fase organizzativa, relativa alla piattaforma comune ai sindacati di base aderenti, sia nello svolgimento dello sciopero con una ottima partecipazione dei suoi delegati e dei suoi lavoratori di diverse realtà.   Abbiamo ribadito il nostro no alle politiche repressive, al jobs act e alle controriforme del  sistema pensionistico, alle politiche restrittive che portano allo smantellamento del welfare state, della sanità pubblica e della scuola . Abbiamo ribadito il nostro no alle politiche razziste e di sfruttamento: i lavoratori sfruttati non hanno colore, i lavoratori hanno tutti pari dignità e pari diritti!  

Comune di Milano – 23 ottobre 2018 – Incontro Formativo

I delegati di Sgb, Sial Cobas e Slai Cobas organizzano un incontro formativo aperto ai tutti i lavoratori del comune di Milano.

Parleremo di:

  • Riflessi della politica economica del governo su lavoratrici e lavoratori degli enti locali;
  • Applicazione del nuovo contratto di lavoro (valutazione, permessi, malattia …);
  • Conseguenze del nuovo decreto “concretezza” (impronte digitali per rilevare le presenze?);
  • Varie ed eventuali

Sono argomenti attuali che incideranno sul nostro futuro, una maggiore conoscenza degli stessi, potrà permetterci di difenderci meglio e di cercare di contrastarli.

Vi aspettiamo per parlarne assieme!

Scarica la locandina

Sciopero contro il governo e contro i padroni!!

Lo sciopero generale del 26 ottobre si oppone  al nuovo esecutivo di questo governo, serve per  richiamare l’attenzione   dei lavoratori che hanno votato i partiti che lo compongono, ed infine per tutti coloro che si sono lasciati convincere dalla propaganda di regime e dalle grida gioiose dal balcone di palazzo Grazioli, sulla bontà delle misure che prevedono i decreti emanati dal governo in questi mesi  e dal D.e.f., di prossima promulgazione.

Partendo dal decreto  detto “Concretezza”, varato per irrigidire i provvedimenti disciplinari le norme contro i dipendenti pubblici, al decreto “sicurezza e immigrazione”, che non solo disciplina in modo ancora più repressive le legge contro gli stranieri, ma introduce norme fasciste e repressive contro il movimento dei lavoratori : come la previsione di arresto, fino 4 anni di reclusione congiuntamente alla multa, per chi occupa edifici sia pubblici che privati, arresto che può arrivare a 12 di  reclusione per chi organizza o partecipa a blocchi stradali. Leggi tutto “Sciopero contro il governo e contro i padroni!!”

Solidarietà con la compagna Margherita Calderazzi

Proprio a Taranto dove il nuovo Governo dice di aver fatto un buon accordo, per la fabbrica ILVA, in verità in linea con quello che stava per fare il vecchio governo, deludendo in pieno le sue promesse elettorali sulla riconversione verso il polo ecologico.

Viene condannata agli arresti domiciliari un responsabile dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe, Margherita Calderazzi.

Cosi il governo del cambiamento cambia ma in peggio, nel processo di primo grado Margherita veniva assolta mentre nel ricorso condannata, una condanna ingiusta e strumentale, l’accusa è di ingiurie, roba da ridere, contro i vigili urbani intervenuti più volte a rimuovere la tenda eretta in solidarietà con le lotte dei disoccupati tarantini nel 2010, e nel pieno della politica repressiva di questo esecutivo si punisce con l’arresto, in alternativa ai lavori socialmente utili, perché il messaggio deve essere chiaro chi lotta contro i padroni deva pagarla.

La nostra solidarietà a Margherita e a tutti i compagni che lottano e vengono repressi dal governo del “cambiamento” a parole ed in linea con tutti gli altri nei fatti.

SLAI COBAS PROVINCIALE MILANO

26 ottobre – Sciopero – Né con il governo, né con i mercati!!!

La finanziaria 2019? Le proposte di reddito di cittadinanza restano avvolte in una coltre di dichiarazioni contradditorie, la stessa che avvolge il superamento della Fornero, appesa a quota 100 senza un intervento che realmente modifichi la Legge. Ricordiamo, la “Fornero” oltre ad alzare l’età pensionabile, riduce il valore delle pensioni introducendo il contributivo. In più, l’ennesimo aumento del debito (che significa più interessi che finiranno nelle tasche degli speculatori internazionali) non redistribuisce e permette nuovamente di non prelevare (per redistribuire) i soldi dove ci sono, dagli oltre 100 miliardi all’anno di evasione fiscale e contributiva, su cui nulla di serio è previsto, alla riduzione delle spese militari (addirittura previste in aumento), o alla tassazione delle rendite patrimoniali (e, perché no, gli stipendi a 4 zeri mensili).

Ecco perché occorre scioperare il 26 ottobre, per rivendicare ciò che realmente serve:

  • specificatamente per i lavoratori pubblici, rivendichiamo nella finanziaria 2019 soldi per il rinnovo del contratto di lavoro in scadenza al 31/12/2018: al momento non è previ-sto niente, vogliono un altro blocco dei salari pubblici. E l’elemento perequativo??? Siamo davanti alla prima riduzione salariale del dopoguerra?
  • via le leggi che sequestrano la liquidazione di dipendenti pubblici fino a 27 mesi di ritardo senza interessi;
  • la fine del blocco delle assunzioni nel PI per dare realmente servizi pubblici di qualità mentre invece nel DEF pre-sentato dal Governo al parlamento viene riconfermato il limite alle assunzioni negli enti locali e nella sanità;
  • l’investimento sul servizio pubblico come bene comune e la fine della militarizzazione indotta da quelle politiche securitarie che, speculando su ansia ed insicurezza sociale, creano barriere sociali e limitano libertà e diritti reali;
  • il ripristino delle garanzie contro i licenziamenti illegittimi previste dall’art 18 dello statuto dei lavoratori e la fine della precarietà, che invece sono rimasti anche dopo il “decreto vergogna” mascherato da dignità;
  • un piano straordinario di lotta all’evasione fiscale, contributiva e al lavoro nero, e una seria lotta alla corruzione, per recuperare risorse: I SOLDI CI SONO !!!!!
  • un vero superamento della Fornero, ripristinando il diritto a pensione con 35 anni di contributi e 60 di età;
  • invece di grandi opere inutili un piano di manutenzione di strade, ponti ferrovie, scuole, strutture di accoglienza, che eviti le tragedie sempre più ricorrenti e dia una accoglienza dignitosa ai migranti;

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