Ambrogino d’oro per i dipendenti comunali

Il Sindaco Sala ha scritto su Repubblica che gli Ambrogini d’oro andrebbero dati non ai soliti VIP ma “a persone comuni che si sono distinte per collaborazione all’attività della pubblica amministrazione con coraggio e abnegazione civica”.
Siamo d’accordo.

E allora proponiamo che un Ambrogino d’oro venga assegnato alle dipendenti e ai dipendenti del Comune di Milano, in quanto persone comuni o meglio: le “persone-comune”, quelle che ogni giorno garantiscono diritti e servizi ai cittadini, dagli asili nido ai centri per i disabili, dai servizi anagrafici a quelli funebri, dai musei alle biblioteche…

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Vogliamo un lavoro dignitoso e servizi pubblici di qualità in tutti i quartieri

  • No a salari inadeguati al costo della vita.
  • Chiediamo un nuovo contratto nazionale con aumenti commisurati all’inflazione, un incremento del premio di produttività e delle indennita’ di disagio, progressioni economiche per tutti in 3 anni.
  • No ai “piani occupazionali” che al Comune di Milano hanno tagliato 3.000 posti di lavoro dal 2015.
  • Chiediamo un piano straordinario di 3.000 assunzioni in 3 anni.
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APPELLO ALLA MOBILITAZIONE – PIAZZA FONTANA NON SI DIMENTICA

APPELLO ALLA MOBILITAZIONE 12 E 15 DICEMBRE 2020 – PIAZZA FONTANA

 

Arriviamo in questa drammatica situazione a ricordare il 12 dicembre, anniversario della strage di Piazza Fontana, facendo tesoro del grande lavoro dello scorso anno che ci ha permesso di comunicare con un numero maggiore di persone e con tanti giovani, grazie ai tanti incontri svolti nelle scuole. Quest’anno, tra l’altro, cade il 50° anniversario della morte di Saverio Saltarelli, ucciso proprio perché un anno dopo la strage era in piazza per affermare il coinvolgimento dei fascisti nella strage di Stato. 12 dicembre significa anche la repressione dello Stato contro i movimenti di allora e contro gli anarchici di cui ne ha fatto le spese Giuseppe Pinelli ucciso nei locali della questura tre giorni dopo, così come tanti militanti sono stati accusati ingiustamente e ricordiamo Pietro Valpreda su tutti.

Il 12 dicembre dobbiamo essere in piazza per ricordare quanto accadde allora ma anche per dare una risposta concreta alla crisi che stiamo affrontando. Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale da diversi anni ha creato una rete di iniziativa e comunicazione tra le tante realtà milanesi attive sul territorio sulle tematiche legate ai fenomeni del fascismo e del razzismo, ma aperta alle tante istanze della città. A esempio i decreti sicurezza emanati da Salvini che non sono stati del tutto rimossi, su questa battaglia siamo al fianco della rete NoCpr che lotta contro la riapertura di Via Corelli e che dimostra che non c’è stato nessun cambio di passo. Si sono affacciati nuovamente gli attacchi contro gli spazi sociali, che nel periodo più duro dell’emergenza sono stati in prima fila nella solidarietà e nel sostegno delle persone emarginate. Ma sono tante le problematiche sociali, alcune già esistenti prima della pandemia, che si sono acuite e altre si sono aggiunte con possibili conseguenze sui cittadini in termini economici e di salute. A proposito di sanità, da una parte operatori che hanno dato e stanno dando tutto nell’emergenza, di contro un sistema sanitario, come quello lombardo, frutto della cattiva gestione che parte dai tempi dei governi Formigoni, gestione che non è stata in grado di affrontare l’emergenza e che creerà disagi tra i cittadini abbandonati a loro stessi.

Ma in generale è tutto il mondo del lavoro a soffrire, con provvedimenti tampone ma senza un piano strutturale che permette di affrontare la crisi e che colpirà tante categorie, con il mondo imprenditoriale già pronto a fare macelleria sociale appena finiranno le protezioni sui licenziamenti e la cassa integrazione. Lo dimostra l’attacco di Confindustria ai contratti appena si era superata la prima fase della pandemia.

Per restare nel nostro ambito, abbiamo visto come le destre fasciste e razziste strumentalizzano la crisi sociale ed economica a proprio uso, scatenando odio e guerra tra poveri, tentando di creare un solco profondo tra le classi, amplificato dall’emergenza. È palese la difficoltà nell’immaginare l’evolversi della crisi e della sua gestione, compresa la difficoltà nell’organizzare concretamente l’attività politica condizionata pesantemente dalla pandemia e dal suo andamento, ma che ci ha consegnato delle indicazioni e degli strumenti molto più comprensibili per la battaglia politica. Due temi che sicuramente abbiamo il dovere di sviluppare e che derivano dall’esperienza diretta di questi mesi, sono la solidarietà e il mutualismo in antitesi alle destre. Dobbiamo guardare anche delle lotte esplose in tutto il mondo dopo i fatti accaduti negli Stati Uniti, che nel nostro Paese significa delegittimare i decreti Salvini.

 

LE INIZIATIVE

Sabato 12 dicembre 2020 dalle ore 13,45 alle 15,45
Non c’è futuro senza memoria. Lezioni in piazza su una strage di Stato. Incontri con le scuole

Sabato 12 dicembre 2020 ore 17,30/18,00 Piazza Fontana davanti alla ex Banca Nazionale dell’Agricoltura per ricordare le 17 vittime della strage di Stato.
ore 18,10/19,00 Via Bergamini ang. Via Larga nel luogo dove è stato assassinato Saverio Saltarelli il 12 dicembre 1970 un anno dopo la strage

Martedì 15 dicembre 2020
ore 17,30 Piazza Fontana per ricordare Giuseppe Pinelli e l’innocenza di Pietro Valpreda
ore 18,00 proiezione del film/documentario “Pino, vita accidentale di un anarchico” regia di Claudia Cipriani
ore 19,15 Cantata collettiva: con o senza strumenti, professionisti e non, siete tutti invitati a partecipare. Canteremo: “Addio Lugano bella”, “La ballata del Pinelli”, “La ballata di Sacco e Vanzetti”, “Piazza Fontana (Luna Rossa)”

TRAILER DEL FILM: https://www.youtube.com/watch?v=8gSyxGhiqyM&t=7s

SINOSSI DEL FILM: Una sera del 1969, poco prima di Natale, due bambine tornano a casa pensando di trovare il padre, invece trovano dei poliziotti che stanno perquisendo il loro appartamento, gettando tutto per terra, persino i regali di Natale che i genitori avevano nascosto. Quella sera le due bambine scoprono che Babbo Natale non esiste e che il loro padre, Pino, non tornerà a casa. Giuseppe Pinelli, noto come Pino, fu infatti accusato di aver fatto esplodere la bomba della strage di Piazza Fontana, che causò molte vittime e cambiò per sempre la storia italiana. Ma lui era innocente, e per dimostrarlo, sua moglie Licia lottò duramente insieme a molti altri e Pino divenne simbolo della ribellione all’ingiustizia.

“Una storia che da “piccola” e privata si è fatta via via simbolo universale di ingiustizia” G. Manin, Corriere della Sera

“Un’animazione che rende questa storia quasi una favola da raccontare ai bambini” E. Pettierre, TaxiDrivers

“Un film necessario che vale da solo più di dieci inchieste, più di dieci saggi.” Gian Mauro Costa, scrittore

 

LE ADESIONI
Memoria Antifascista
RAM – Restauro Arte Memoria
Collettivo ZAM
Italia-Cuba Milano
Rifondazione Comunista Milano
Partito Comunista dei Lavoratori
Lambretta
Centro Sociale Cantiere
Sinistra Anticapitalista Milano
Collettivo Kasciàvit
Fuori Luogo
CCL-Collettivo Comunista Lombardia
APS EL PUEBLO
SLAI COBAS Provinciale Milano
Centro Culturale Concetto Marchesi
ANPI Assago
ATTAC Milano
Milano in Comune
ANPI ATM Milano
Sezione ANPI Audrey Hepburn Milano
Sezione ANPI Stadera Gratosoglio
Sinistra Italiana Milano
Possibile Milano
Partito Comunista Italiano
Democrazia Atea Lombardia
Rete della Conoscenza
Associazione culturale Pietro Gori di Milano
Collettivo LUMe
I Sentinelli di Milano
Potere al Popolo di Milano
Potere al Popolo Provincia Milano
Potere al Popolo di Monza-Brianza, Lecco e Como
Centro Culturale Concetto Marchesi
USB confederazione Lombardia
Risorgimento Socialista Nord Ovest
ADL Cobas
Partito Comunista Italiano

 

Vieni con la mascherina e
Mantieni la distanza necessaria fra te e le altre persone per garantire la migliore sicurezza.

 

Fiat, un film già visto… il titolo? La guerra tra i poveri

CNH Industrial (multinazionale del gruppo Exor della famiglia Agnelli) ha annunciato la chiusura del sito FPT Industrial di Pregnana Milanese: 300 lavoratori o accettano di essere trasferiti a Torino o rischiano la cassa integrazione e poi la disoccupazione. Questo avviene perché l’azienda ha deciso un piano di riorganizzazione che coinvolgerà 17.000 lavoratori in Italia. Tale piano prevede la divisione del gruppo in due rami di attività per ottenerne una valorizzazione. L’aumento della redditività e il raggiungimento degli obiettivi finanziari saranno pagati dai lavoratori e dalle loro famiglie. Come sempre gli unici a guadagnare saranno i padroni, in questo casa la famiglia Agnelli il cui gruppo Exor nel primo trimestre 2019 ha accumulato profitti per 2,43 miliardi di euro. Leggi tutto “Fiat, un film già visto… il titolo? La guerra tra i poveri”

Comune di Milano – la Pecora Rossa edizione speciale

Piano Occupazionale così non va!!!

Nel passato numero della Pecora Rossa vi abbiamo proposto gli inesorabili dati del personale del comune di Milano a certificare da un lato la progressiva diminuzione anno dopo anno, al di là dei proclami, e dall’altro l’altrettanto progressivo invecchiamento della dotazione organica dell’ente in cui lavoriamo, su cui occorrerebbe un ragionamento ulteriore per permettere la sopravvivenza dell’amministrazione comunale per come la conosciamo in seguito ad un uscita di massa a causa pensionamento. E non c’è riforma pensionistica al mondo che possa evitare questo scenario: in un contesto in cui la PA non assume più prima che poi i nodi vengono al pettine. I tagli imposti agli enti locali dell’ultima legge di stabilità palesano davanti ai nostri occhi, appunto, un nodo inestricabile, che mette in discussione in primo luogo la natura pubblica e pressoché gratuita dei servizi locali ed in secondo luogo l’inquadramento contrattuale di chi li fornisce, sempre meno impiegati pubblici e sempre più precari a tempo indeterminato, fra le forche caudine del Jobs Act e dei rapporti contrattuali aziende-soggetto pubblico. Nel Comune di Milano, dalla DC SIAD all’Area Riscossione, numerosi sono oramai i settori a gestione “mista”, e nuove esternalizzazioni saranno alle porte se verrà confermato il piano di Malangone di voler ridurre il turn over ad 1/3 dei dipendenti che conquisteranno la pensione nei prossimi 3 anni. Inutile ricordare che la diminuzione dei servizi colpirà chi ne usufruisce maggiormente, ovvero il ceto più debole, e che sebbene non ci troviamo d’accordo in merito ai tagli stabiliti dall’ultima scellerata legge di stabilità è anche utile ricordare come questi fondi potrebbero essere recuperati attraverso la fiscalità locale andando a colpire in primis le proprietà plurime, per una vera redistribuzione della ricchezza. Ci troviamo d’accordo anche con coloro che affermano l’esigenza di non sperperare fondi pubblici per avventure improbabili quali le Olimpiadi 2026 o la riapertura dei Navigli, quest’ultima non a caso già oggetto di revisione da parte della giunta ed uscita a quanto pare dall’agenda politica dei prossimi anni. Se al suo posto entrerà una nuova politica pubblica che rimetta al centro il servizio pubblico locale, questo sarà anche dovere delle oo.ss. chiamate a recuperare il rapporto perso coi dipendenti negli ultimi anni attraverso una mobilitazione determinata ed in grado di non arretrare, senza concedere armistizi in cambio di briciole. La vertenza messa in piedi nell’ultimo triennio ci sia da monito.

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Area Alfa Romeo: da 18000 posti di lavoro allo shopping e sci indoor per ricchi; questo è il modello di sviluppo della classe dirigente.

A marzo 2018 abbiamo pubblicato le seguenti valutazioni circa i progetti della borghesia e dei politici sull’area ex Alfa Romeo.

“Il Comune di Arese, Regione Lombardia e Città Metropolitana hanno chiesto al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) di avere nelle proprie disponibilità i fondi stanziati nella Legge Finanziaria del 2004 a favore del recupero dell’area ex Alfa Romeo. Le risorse stanziate nel 2004 erano state pensate per la reindustrializzazione, la promozione industriale e la riqualificazione dell’area oggetto dell’Accordo di Programma; le risorse ammontano a ben 53 milioni di euro. Ora gli enti del territorio, non contenti di quanto già incassato dagli oneri di urbanizzazione, tentano di aumentare il loro bottino appropriandosi di fondi che, nelle loro intenzioni, dovrebbero finanziare il potenziamento del sistema di trasporto pubblico, in particolare tra Arese e Area Expo. Secondo il Sindaco aresino Michela Palestra “è fondamentale legare lo sviluppo della nostra città e dell’area ex Alfa Romeo alle grandi trasformazioni che avvengono a due passi da noi, come quella dell’area che ha ospitato Expo. È l’unica strada possibile, ne eravamo convinti prima e lo siamo ancor di più oggi”. E’ necessario precisare che l’area ex Expo ospiterà facoltà universitarie, centri di ricerca farmaceutica, genetica e sociologica, sedi dirigenziali di multinazionali; nell’area ex Alfa Romeo, oltre al famoso centro commerciale, sono previste altre attività della grande distribuzione. Quindi i 53 milioni di euro dovrebbero, nell’intenzione dei “Signori della politica”, finanziare il trasporto di coloro che popoleranno il nuovo Parco delle Scienze verso lo Shopping Center. E in tutto ciò non una parola viene spesa circa il tema “lavoro, lavoratori e lavoro stabile”. Ci chiediamo come mai la politica non si sia preoccupata e continui a disinteressarsi dell’enorme riduzione di lavoro provocata dalla deindustrializzazione dell’area ex Alfa Romeo, del fatto che nell’intera area domini ormai solo il lavoro precario, del fatto che le ultime aziende produttive rimaste nell’area subiscano incendi e minaccino ulteriore contrazione nei livelli occupazionali. Fin troppo note sono le vicende degli operai dell’Innova Service o, quelle più attuali, degli operai della Caris. E ci chiediamo come mai la politica non si sia mai affrettata ad esigere quanto previsto dall’Accordo di Programma relativamente alla creazione di lavoro stabile da parte de Il Centro: lo shopping center avrebbe dovuto creare ben 2000 posti di lavoro stabile e, qualora ciò non fosse avvenuto, avrebbe dovuto risarcire gli enti locali per il danno arrecato. Perché la politica non chiede al Centro commerciale il rispetto degli accordi o il risarcimento? Perché la politica non chiede allo Stato i 53 milioni di euro per creare attività produttive che generino lavoro stabile? Probabilmente alla politica non interessa l’impoverimento delle famiglie del territorio, non interessa l’aumento dello sfruttamento, non interessa potenziare il trasporto per pendolari e studenti. Ciò che interessa alla politica è che tutti riescano a raggiungere comodamente il centro commerciale …”

Il nostro scritto risale al 28 marzo 2018, quasi un anno fa.
Purtroppo, ancora una volta, avevamo azzeccato le previsioni. Abbiamo doti profetiche? No, abbiamo solo capito, a nostre spese e da oltre trent’anni, che lo Stato borghese e gli enti locali borghesi non possono che legiferare a favore degli interessi economici borghesi. E i lavoratori diventano disoccupati o precari per ingrossare le tasche di speculatori pronti ad “ungere” la politica. E i lavoratori che diventano disoccupati o precari hanno famiglie sempre più povere, impossibilitate persino a curarsi, e hanno figli che sempre più spesso abbandonano la scuola per diventare precari impossibilitati a difendere i propri diritti.
Il piano fu ben congegnato, fin dal lontano 1987: 2 milioni e 500mila mq di stabilimento produttivo con 18.000 lavoratori sono spariti nel nulla. La storia delle mazzette fra Fiat e partiti di governo di quegli anni è nota. Oggi sono noti anche i nomi delle numerose società attraverso cui sono stati fatti transitare quantità infinite di fondi pubblici. Nel dicembre 2012 l’attuale proprietario dell’Iper, Marco Brunelli, dichiarò, in una intervista al Notiziario, che erano bel 14 anni che attendeva l’approvazione dell’AdP (Accordo di Programma) in base al quale l’area ex Alfa veniva destinata ad uso commerciale consentendo la costruzione del più grande centro commerciale d’Europa. Quindi Brunelli, già nel 1998, quando l’area era ancora di proprietà della Fiat, sapeva cosa sarebbe successo. Avevano preparato tutto. Avevano già imbandito un bel tavolo per banchettare alla faccia di 18000 lavoratori. Là dove c’era l’Alfa Romeo oggi c’è la cattedrale dello shopping con numeri da record: oltre 120 mila mq di estensione con 200 negozi, 13 ore di apertura giornaliera per 7 giorni su 7, 13 milioni di visitatori all’anno. Ma quanti lavoratori stabili al posto dei 18000 lavoratori dell’Alfa Romeo?
Gli unici a denunciare costantemente quanto stava avvenendo e quanto sarebbe avvenuto furono, e sono ancora, gli operai ex Alfa Romeo dello Slai Cobas. Abbiamo perso il lavoro, abbiamo subito denunce, pressioni, siamo stati spiati e pedinati, hanno tentato di comprare la nostra dignità. Abbiamo continuato a denunciare e a lottare contro lobby e potentati economici e politici che si stavano spartendo gli interessi sull’area dell’Alfa Romeo. Ci hanno abbattuto la storica sede del Consiglio di Fabbrica (requisendo lo storico murales degli operai e tutta la documentazione del CAF con dati sensibili che non sappiamo neppure che fine abbiano fatto) con la scusa di costruire un parcheggio fantasma di Expo ma, in realtà, con il chiaro obiettivo di attuare una vera e propria ritorsione politica nei nostri confronti.
Ma tutto ciò non è stato e non è sufficiente, devono continuare ad ingrassare. Sono pronti ad infilarsi in tasca anche gli ultimi mq rimasti disponibili e anche gli ultimi milioni di soldi pubblici. L’Accordo di Programma del 2004 prevedeva di destinare solo una parte dell’area Alfa Romeo ad uso commerciale (centro commerciale) e destinava 53 milioni di euro alla reindustrializzazione dell’area rimanente; inoltre il centro commerciale avrebbe dovuto assumere 2000 lavoratori del territorio stabilmente, altrimenti avrebbe dovuto dare ai Comuni coinvolti un risarcimento per ogni lavoratore non assunto stabilmente. Niente di tutto ciò si è realizzato. I 53 milioni di euro sono ancora fermi e nessuno li chiede per reindustrializzare l’area, Anzi, fra settembre e dicembre 2018, tutti i tavoli si sono riaperti frettolosamente per definire le varianti all’Accordo di Programma e ottenere, entro aprile 2019, l’approvazione dei Comuni coinvolti (Lainate, Arese, Garbagnate). Perché tanta fretta? Perché ad Aprile scade il mandato del Sindaco di Lainate e quindi il piano deve essere approvato prima che qualcuno possa rompere le uova nel paniere ad amministratori comunali, metropolitani, regionali e imprenditori. Ecco cosa è avvenuto in questi mesi. Alla fine di agosto 2018 i sindaci iniziano a fare pressione sul gruppo Finiper, proprietario dell’area di oltre 1 milione di mq da riqualificare, per vincolare la proprietà a realizzare infrastrutture adeguate prima di dare il via libera alla fase due del “sogno”. In cosa consiste il “sogno”? Costruire una pista da sci indoor che renda Arese come Dubai! Vogliono un impianto che “consentirà ai milanesi di allenarsi sotto casa per 365 giorni l’anno”. Allenarsi a sciare come a Dubai! Questo vogliono. Questa è la loro preoccupazione. Questo è il progetto (di interesse collettivo?) che sponsorizzano. Ma ancora non è sufficiente. Oltre alla pista da sci indoor da collocare nell’inutile parcheggio Expo (ossia nel luogo in cui aveva sede il Consiglio di Fabbrica), è previsto l’ampliamento dell’area commerciale (ad esempio con l’insediamento dell’ennesimo punto vendita Ikea). Ovviamente tutte attività che generano lavoro precario, sottopagato, parcellizzato; lavoro che non consentirà ai lavoratori di avere un reddito fisso, tutelato e che non consentirà ai lavoratori di organizzarsi per difendere i propri diritti (basti vedere l’attuale situazione lavorativa esistente all’interno del centro commerciale). E il Sindaco di Arese inizia pure a strizzare l’occhiolino al Sindaco di Città Metropolitana nella speranza che la pista da sci aresina venga tenuta in considerazione come sede delle future olimpiadi milanesi! Già pensano a come far soldi con le olimpiadi … Ma non basta ancora. Tutte le dichiarazioni pubbliche dei Sindaci del territorio vanno nella stessa direzione: rendere l’area del centro commerciale attrattiva, potenziare il trasporto pubblico e completare le infrastrutture che collegano l’area del centro commerciale-pista da sci-Ikea al progetto Mind del parco delle scienze (area ex Expo). Per fare ciò devono mettere le mani sul bottino di 53 milioni di euro che erano destinati alla reindustrializzazione. E qui la faccenda si fa interessante. I Sindaci non hanno insistito con il governo per avere dal Mise i 53 milioni ed usarli per reindustrializzare e creare lavoro (si sa, le fabbriche e i lavoratori puzzano, mentre i signori milanesi che verranno a sciare e fare shopping profumano); vogliono i soldi per appaltare lavori ad imprese amiche, vogliono riqualificare consumando ancora territorio per viabilità e infrastrutture che daranno lavoro solo ad imprese edili (magari mafiose, come già accaduto per il polo Rho-fiera ed Expo) che praticano il caporalato. Tutte cose già viste. E guarda caso, su questi interessi, l’accordo è bipartisan. La Lega a Roma ha presentato l’emendamento alla manovra di bilancio del governo per sbloccare i 53 milioni con la precisa finalità di usarli per sostenere la viabilità e le infrastrutture dell’area ex Alfa Romeo; il governo ha approvato (non ci risultano opposizioni del Movimento 5 Stelle che, se concorda con questo progetto a livello nazionale e governativo, non si capisce come potrebbe opporsi a livello locale nonostante le tanto sbandierate assemblee pubbliche contro il PD locale); il Pirellone leghista immediatamente procede con il via libera per il ripristino della vecchia tratta ferroviaria Lainate-Arese-Garbagnate (ex Rotamfer che entrava nell’Alfa Romeo) in modo che lo snodo ferroviario venga poi collegato alla metropolitana Rho-Fiera; il Presidente del Consiglio Regionale lombardo, illustre membro del PD locale, si dice entusiasta del progetto; i Sindaci locali del Pd e della Lega non vedono l’ora di mettersi la medaglietta per l’ennesima riqualificazione e riscuotere consensi e voti. Evidentemente il business è sempre trasversale. Come trasversale è la necessità di restituire favori alle clientele politiche. Ma una politica che ha clientele legate al mondo imprenditoriale farà gli interessi degli imprenditori o dei lavoratori? Nei fatti che abbiamo raccontato si trova evidentemente la risposta.
E ancora una volta non ci stupirebbe se avessimo ragione anche sul fine ultimo che hanno i ripetuti incendi alla Caris, azienda che si occupa di rifiuti e che si trova laddove dovrà essere costruita la nuova infrastruttura ferroviaria, ossia smantellare il poco produttivo rimasto nell’area con ulteriore perdita di posti di lavoro. Di certo la buona borghesia, fra lo shopping e l’allenamento nella nuova pista da sci, non vorrà sentire la puzza dei rifiuti e degli operai.

26 ottobre – Sciopero – Né con il governo, né con i mercati!!!

La finanziaria 2019? Le proposte di reddito di cittadinanza restano avvolte in una coltre di dichiarazioni contradditorie, la stessa che avvolge il superamento della Fornero, appesa a quota 100 senza un intervento che realmente modifichi la Legge. Ricordiamo, la “Fornero” oltre ad alzare l’età pensionabile, riduce il valore delle pensioni introducendo il contributivo. In più, l’ennesimo aumento del debito (che significa più interessi che finiranno nelle tasche degli speculatori internazionali) non redistribuisce e permette nuovamente di non prelevare (per redistribuire) i soldi dove ci sono, dagli oltre 100 miliardi all’anno di evasione fiscale e contributiva, su cui nulla di serio è previsto, alla riduzione delle spese militari (addirittura previste in aumento), o alla tassazione delle rendite patrimoniali (e, perché no, gli stipendi a 4 zeri mensili).

Ecco perché occorre scioperare il 26 ottobre, per rivendicare ciò che realmente serve:

  • specificatamente per i lavoratori pubblici, rivendichiamo nella finanziaria 2019 soldi per il rinnovo del contratto di lavoro in scadenza al 31/12/2018: al momento non è previ-sto niente, vogliono un altro blocco dei salari pubblici. E l’elemento perequativo??? Siamo davanti alla prima riduzione salariale del dopoguerra?
  • via le leggi che sequestrano la liquidazione di dipendenti pubblici fino a 27 mesi di ritardo senza interessi;
  • la fine del blocco delle assunzioni nel PI per dare realmente servizi pubblici di qualità mentre invece nel DEF pre-sentato dal Governo al parlamento viene riconfermato il limite alle assunzioni negli enti locali e nella sanità;
  • l’investimento sul servizio pubblico come bene comune e la fine della militarizzazione indotta da quelle politiche securitarie che, speculando su ansia ed insicurezza sociale, creano barriere sociali e limitano libertà e diritti reali;
  • il ripristino delle garanzie contro i licenziamenti illegittimi previste dall’art 18 dello statuto dei lavoratori e la fine della precarietà, che invece sono rimasti anche dopo il “decreto vergogna” mascherato da dignità;
  • un piano straordinario di lotta all’evasione fiscale, contributiva e al lavoro nero, e una seria lotta alla corruzione, per recuperare risorse: I SOLDI CI SONO !!!!!
  • un vero superamento della Fornero, ripristinando il diritto a pensione con 35 anni di contributi e 60 di età;
  • invece di grandi opere inutili un piano di manutenzione di strade, ponti ferrovie, scuole, strutture di accoglienza, che eviti le tragedie sempre più ricorrenti e dia una accoglienza dignitosa ai migranti;

Scarica il volantino in formato pdf

 

PIATTAFORMA UNITARIA PER LO SCIOPERO GENERALE

CONTRASTARE LE DISUGUAGLIANZE RILANCIANDO IL CONFLITTO: UN CICLO DI LOTTE UNITARIE SULLA BASE DI UNA PIATTAFORMA CONDIVISA

Sabato 9 giugno a Milano si è svolta l’assemblea unitaria di buona parte del sindacalismo di base (Slai Cobas, Sgb, Cub, Si Cobas, Usi)  che ha ottenuto un buon successo sia a livello di partecipazione che di consenso sugli obiettivi da raggiungere.

L’assemblea è l’esito di una serie di incontri fra le varie sigle aderenti che hanno saputo trovare un’intesa su una piattaforma comune di lotte. Tale piattaforma avanza proposte su salario, welfare, rappresentanza sindacale, diritto di sciopero, organizzazione del lavoro, pensioni, diritto alla casa, guerra e migranti.

Con queste proposte comuni si è voluto dare continuità al percorso di lotte condivise e già iniziato con lo sciopero dell’ottobre 2017. Partendo dalla consapevolezza che i governi neoliberisti che si avvicendano sono ormai inevitabilmente espressione del grande capitale globalizzato e che non possono che tradurre in leggi la volontà di distruggere lo Stato sociale, i diritti dei cittadini e dei lavoratori tutti,  tutte le sigle sindacali aderenti hanno espresso la consapevolezza della necessità di lotte unitarie e di mobilitazioni generali che riportino in piazza e per le strade la voce  degli sfruttati. Convinti che solo la mobilitazione e la lotta possano arginare la deriva reazionaria e repressiva,  lavoriamo per costruire lo sciopero generale di ottobre 2018 con il massimo coinvolgimento dei lavoratori ma anche di tutti i cittadini .