Solidarietà con gli operai della Fiat Plastik di Kraguievac (Serbia) in sciopero!

Lo scorso 18 febbraio i lavoratori della Fiat Plastik di Kragujevac, in Serbia, sono entrati in sciopero.

L’azienda è una consociata della FCA Srbija (ex Zastava).

La vertenza è stata causata dalle riduzioni di salario e dalle riduzioni dell’indennizzo per i giorni ferie, imposte dalla direzione riducendole rispetto ad altre aziende. Leggi tutto “Solidarietà con gli operai della Fiat Plastik di Kraguievac (Serbia) in sciopero!”

Continua la protesta alla Euroespansi di Cusago

Prosegue lo sciopero con presidio alla Euroespansi di Cusago.
All’incontro presso l’Ispettorato avevano offerto una buona uscita per il licenziamento di Walid.
Wasiq deve essere reintegrato!!!

Euroespansi

 

Area Alfa Romeo: da 18000 posti di lavoro allo shopping e sci indoor per ricchi; questo è il modello di sviluppo della classe dirigente.

A marzo 2018 abbiamo pubblicato le seguenti valutazioni circa i progetti della borghesia e dei politici sull’area ex Alfa Romeo.

“Il Comune di Arese, Regione Lombardia e Città Metropolitana hanno chiesto al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) di avere nelle proprie disponibilità i fondi stanziati nella Legge Finanziaria del 2004 a favore del recupero dell’area ex Alfa Romeo. Le risorse stanziate nel 2004 erano state pensate per la reindustrializzazione, la promozione industriale e la riqualificazione dell’area oggetto dell’Accordo di Programma; le risorse ammontano a ben 53 milioni di euro. Ora gli enti del territorio, non contenti di quanto già incassato dagli oneri di urbanizzazione, tentano di aumentare il loro bottino appropriandosi di fondi che, nelle loro intenzioni, dovrebbero finanziare il potenziamento del sistema di trasporto pubblico, in particolare tra Arese e Area Expo. Secondo il Sindaco aresino Michela Palestra “è fondamentale legare lo sviluppo della nostra città e dell’area ex Alfa Romeo alle grandi trasformazioni che avvengono a due passi da noi, come quella dell’area che ha ospitato Expo. È l’unica strada possibile, ne eravamo convinti prima e lo siamo ancor di più oggi”. E’ necessario precisare che l’area ex Expo ospiterà facoltà universitarie, centri di ricerca farmaceutica, genetica e sociologica, sedi dirigenziali di multinazionali; nell’area ex Alfa Romeo, oltre al famoso centro commerciale, sono previste altre attività della grande distribuzione. Quindi i 53 milioni di euro dovrebbero, nell’intenzione dei “Signori della politica”, finanziare il trasporto di coloro che popoleranno il nuovo Parco delle Scienze verso lo Shopping Center. E in tutto ciò non una parola viene spesa circa il tema “lavoro, lavoratori e lavoro stabile”. Ci chiediamo come mai la politica non si sia preoccupata e continui a disinteressarsi dell’enorme riduzione di lavoro provocata dalla deindustrializzazione dell’area ex Alfa Romeo, del fatto che nell’intera area domini ormai solo il lavoro precario, del fatto che le ultime aziende produttive rimaste nell’area subiscano incendi e minaccino ulteriore contrazione nei livelli occupazionali. Fin troppo note sono le vicende degli operai dell’Innova Service o, quelle più attuali, degli operai della Caris. E ci chiediamo come mai la politica non si sia mai affrettata ad esigere quanto previsto dall’Accordo di Programma relativamente alla creazione di lavoro stabile da parte de Il Centro: lo shopping center avrebbe dovuto creare ben 2000 posti di lavoro stabile e, qualora ciò non fosse avvenuto, avrebbe dovuto risarcire gli enti locali per il danno arrecato. Perché la politica non chiede al Centro commerciale il rispetto degli accordi o il risarcimento? Perché la politica non chiede allo Stato i 53 milioni di euro per creare attività produttive che generino lavoro stabile? Probabilmente alla politica non interessa l’impoverimento delle famiglie del territorio, non interessa l’aumento dello sfruttamento, non interessa potenziare il trasporto per pendolari e studenti. Ciò che interessa alla politica è che tutti riescano a raggiungere comodamente il centro commerciale …”

Il nostro scritto risale al 28 marzo 2018, quasi un anno fa.
Purtroppo, ancora una volta, avevamo azzeccato le previsioni. Abbiamo doti profetiche? No, abbiamo solo capito, a nostre spese e da oltre trent’anni, che lo Stato borghese e gli enti locali borghesi non possono che legiferare a favore degli interessi economici borghesi. E i lavoratori diventano disoccupati o precari per ingrossare le tasche di speculatori pronti ad “ungere” la politica. E i lavoratori che diventano disoccupati o precari hanno famiglie sempre più povere, impossibilitate persino a curarsi, e hanno figli che sempre più spesso abbandonano la scuola per diventare precari impossibilitati a difendere i propri diritti.
Il piano fu ben congegnato, fin dal lontano 1987: 2 milioni e 500mila mq di stabilimento produttivo con 18.000 lavoratori sono spariti nel nulla. La storia delle mazzette fra Fiat e partiti di governo di quegli anni è nota. Oggi sono noti anche i nomi delle numerose società attraverso cui sono stati fatti transitare quantità infinite di fondi pubblici. Nel dicembre 2012 l’attuale proprietario dell’Iper, Marco Brunelli, dichiarò, in una intervista al Notiziario, che erano bel 14 anni che attendeva l’approvazione dell’AdP (Accordo di Programma) in base al quale l’area ex Alfa veniva destinata ad uso commerciale consentendo la costruzione del più grande centro commerciale d’Europa. Quindi Brunelli, già nel 1998, quando l’area era ancora di proprietà della Fiat, sapeva cosa sarebbe successo. Avevano preparato tutto. Avevano già imbandito un bel tavolo per banchettare alla faccia di 18000 lavoratori. Là dove c’era l’Alfa Romeo oggi c’è la cattedrale dello shopping con numeri da record: oltre 120 mila mq di estensione con 200 negozi, 13 ore di apertura giornaliera per 7 giorni su 7, 13 milioni di visitatori all’anno. Ma quanti lavoratori stabili al posto dei 18000 lavoratori dell’Alfa Romeo?
Gli unici a denunciare costantemente quanto stava avvenendo e quanto sarebbe avvenuto furono, e sono ancora, gli operai ex Alfa Romeo dello Slai Cobas. Abbiamo perso il lavoro, abbiamo subito denunce, pressioni, siamo stati spiati e pedinati, hanno tentato di comprare la nostra dignità. Abbiamo continuato a denunciare e a lottare contro lobby e potentati economici e politici che si stavano spartendo gli interessi sull’area dell’Alfa Romeo. Ci hanno abbattuto la storica sede del Consiglio di Fabbrica (requisendo lo storico murales degli operai e tutta la documentazione del CAF con dati sensibili che non sappiamo neppure che fine abbiano fatto) con la scusa di costruire un parcheggio fantasma di Expo ma, in realtà, con il chiaro obiettivo di attuare una vera e propria ritorsione politica nei nostri confronti.
Ma tutto ciò non è stato e non è sufficiente, devono continuare ad ingrassare. Sono pronti ad infilarsi in tasca anche gli ultimi mq rimasti disponibili e anche gli ultimi milioni di soldi pubblici. L’Accordo di Programma del 2004 prevedeva di destinare solo una parte dell’area Alfa Romeo ad uso commerciale (centro commerciale) e destinava 53 milioni di euro alla reindustrializzazione dell’area rimanente; inoltre il centro commerciale avrebbe dovuto assumere 2000 lavoratori del territorio stabilmente, altrimenti avrebbe dovuto dare ai Comuni coinvolti un risarcimento per ogni lavoratore non assunto stabilmente. Niente di tutto ciò si è realizzato. I 53 milioni di euro sono ancora fermi e nessuno li chiede per reindustrializzare l’area, Anzi, fra settembre e dicembre 2018, tutti i tavoli si sono riaperti frettolosamente per definire le varianti all’Accordo di Programma e ottenere, entro aprile 2019, l’approvazione dei Comuni coinvolti (Lainate, Arese, Garbagnate). Perché tanta fretta? Perché ad Aprile scade il mandato del Sindaco di Lainate e quindi il piano deve essere approvato prima che qualcuno possa rompere le uova nel paniere ad amministratori comunali, metropolitani, regionali e imprenditori. Ecco cosa è avvenuto in questi mesi. Alla fine di agosto 2018 i sindaci iniziano a fare pressione sul gruppo Finiper, proprietario dell’area di oltre 1 milione di mq da riqualificare, per vincolare la proprietà a realizzare infrastrutture adeguate prima di dare il via libera alla fase due del “sogno”. In cosa consiste il “sogno”? Costruire una pista da sci indoor che renda Arese come Dubai! Vogliono un impianto che “consentirà ai milanesi di allenarsi sotto casa per 365 giorni l’anno”. Allenarsi a sciare come a Dubai! Questo vogliono. Questa è la loro preoccupazione. Questo è il progetto (di interesse collettivo?) che sponsorizzano. Ma ancora non è sufficiente. Oltre alla pista da sci indoor da collocare nell’inutile parcheggio Expo (ossia nel luogo in cui aveva sede il Consiglio di Fabbrica), è previsto l’ampliamento dell’area commerciale (ad esempio con l’insediamento dell’ennesimo punto vendita Ikea). Ovviamente tutte attività che generano lavoro precario, sottopagato, parcellizzato; lavoro che non consentirà ai lavoratori di avere un reddito fisso, tutelato e che non consentirà ai lavoratori di organizzarsi per difendere i propri diritti (basti vedere l’attuale situazione lavorativa esistente all’interno del centro commerciale). E il Sindaco di Arese inizia pure a strizzare l’occhiolino al Sindaco di Città Metropolitana nella speranza che la pista da sci aresina venga tenuta in considerazione come sede delle future olimpiadi milanesi! Già pensano a come far soldi con le olimpiadi … Ma non basta ancora. Tutte le dichiarazioni pubbliche dei Sindaci del territorio vanno nella stessa direzione: rendere l’area del centro commerciale attrattiva, potenziare il trasporto pubblico e completare le infrastrutture che collegano l’area del centro commerciale-pista da sci-Ikea al progetto Mind del parco delle scienze (area ex Expo). Per fare ciò devono mettere le mani sul bottino di 53 milioni di euro che erano destinati alla reindustrializzazione. E qui la faccenda si fa interessante. I Sindaci non hanno insistito con il governo per avere dal Mise i 53 milioni ed usarli per reindustrializzare e creare lavoro (si sa, le fabbriche e i lavoratori puzzano, mentre i signori milanesi che verranno a sciare e fare shopping profumano); vogliono i soldi per appaltare lavori ad imprese amiche, vogliono riqualificare consumando ancora territorio per viabilità e infrastrutture che daranno lavoro solo ad imprese edili (magari mafiose, come già accaduto per il polo Rho-fiera ed Expo) che praticano il caporalato. Tutte cose già viste. E guarda caso, su questi interessi, l’accordo è bipartisan. La Lega a Roma ha presentato l’emendamento alla manovra di bilancio del governo per sbloccare i 53 milioni con la precisa finalità di usarli per sostenere la viabilità e le infrastrutture dell’area ex Alfa Romeo; il governo ha approvato (non ci risultano opposizioni del Movimento 5 Stelle che, se concorda con questo progetto a livello nazionale e governativo, non si capisce come potrebbe opporsi a livello locale nonostante le tanto sbandierate assemblee pubbliche contro il PD locale); il Pirellone leghista immediatamente procede con il via libera per il ripristino della vecchia tratta ferroviaria Lainate-Arese-Garbagnate (ex Rotamfer che entrava nell’Alfa Romeo) in modo che lo snodo ferroviario venga poi collegato alla metropolitana Rho-Fiera; il Presidente del Consiglio Regionale lombardo, illustre membro del PD locale, si dice entusiasta del progetto; i Sindaci locali del Pd e della Lega non vedono l’ora di mettersi la medaglietta per l’ennesima riqualificazione e riscuotere consensi e voti. Evidentemente il business è sempre trasversale. Come trasversale è la necessità di restituire favori alle clientele politiche. Ma una politica che ha clientele legate al mondo imprenditoriale farà gli interessi degli imprenditori o dei lavoratori? Nei fatti che abbiamo raccontato si trova evidentemente la risposta.
E ancora una volta non ci stupirebbe se avessimo ragione anche sul fine ultimo che hanno i ripetuti incendi alla Caris, azienda che si occupa di rifiuti e che si trova laddove dovrà essere costruita la nuova infrastruttura ferroviaria, ossia smantellare il poco produttivo rimasto nell’area con ulteriore perdita di posti di lavoro. Di certo la buona borghesia, fra lo shopping e l’allenamento nella nuova pista da sci, non vorrà sentire la puzza dei rifiuti e degli operai.

FCA Pomigliano e sindacati firmatutto ‘incappano’ nelle maglie dei controlli Inps

FCA POMIGLIANO E SINDACATI-FIRMATUTTO ‘INCAPPANO’ NELLE MAGLIE DEI CONTROLLI INPS: A RISCHIO LE BUSTE PAGA DEI LAVORATORI DEL REPARTO WCL DI NOLA GIA’ FALCIDIATE DA UN DECENNIO DI CASSA INTEGRAZIONE.
ALTRO CHE… “RILANCIO DEL MERCATO DELL’AUTO IN ITALIA”… QUESTI NON SONO NEMMENO IN GRADO DI GARANTIRE LE BUSTE PAGA AI LAVORATORI !!
SLAI COBAS PREANNUNCIA INIZIATIVE DI RIVALSA CONTRO FCA PER LA TUTELA DEL SALARIO DEI LAVORATORI DI NOLA IN CASO DI FORZATA RESTITUZIONE ECONOMICA.

Con una lettera cautelativa consegnata dall’azienda insieme alla busta paga di gennaio 2018 ad ognuno dei circa 300 addetti del reparto logistico WCL distaccato a Nola, la direzione della FCA Pomigliano ‘mette le mani avanti’ a fronte della paventata restituzione da parte dei lavoratori delle somme percepite quali contributi previdenziali dell’INPS in conseguenza di un contenzioso aperto dall’istituto nei confronti della FCA e relativo ai contratti di solidarietà riguardanti il periodo dal 13/7/2016 al 12/7/2017. Leggi tutto “FCA Pomigliano e sindacati firmatutto ‘incappano’ nelle maglie dei controlli Inps”