Venerdì 17 novembre 2017 si è tenuta l’udienza conclusiva del processo intentato dalla Legacoop Lombardia contro 2 delegati Slai Cobas dell’Alfa Romeo di Arese accusati di diffamazione per un volantino.
La dott.ssa Maria Rosa Busacca, presidente della X sezione penale del Tribunale di Milano, ha sentenziato di non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta remissione della querela da parte di Legacoop Lombardia.
Il 24 dicembre 2012 il presidente di Legacoop Lombardia Luca Bernareggi aveva querelato due delegati dello Slai Cobas Alfa Romeo e la responsabile del blog dei 5Stelle di Arese che, come il sito nazionale dello Slai Cobas, pubblicò nell’ottobre 2012 il volantino dal titolo “ndrangheta all’Alfa Romeo di Arese e alla Legacoop lombardia”.
Nel settembre 2014 il PM dott. Luca Gaglio fece richiesta di archiviazione per tutti e tre gli indagati dopo aver “rilevato che diversamente da quanto argomentato nella denuncia, il volantino asseritamente diffamatorio è caratterizzato da un elevato livello di dettaglio, e fornisce elementi precisi in ordine ad indagini dell’Autorità Giudiziaria, compartecipazioni societarie, vicinanza di strutture aziendali ulteriori rispetto a quelle contestate. Lo scopo del volantino è, con tutta evidenza, ricostruttivo, informativo e pienamente rientrante nell’ottica della tutela sindacale: non si evince dallo stesso alcun intento diffamatorio”.
Legacoop si oppose alla richiesta di archiviazione.
Dopodichè il GIP dott.ssa Alfonsa Maria Ferraro il 28 luglio 2016 dispose l’archiviazione del procedimento nei confronti della responsabile del blog dei 5Stelle di Arese in quanto “non può configurarsi la responsabilità del responsabile di un blog alla stregua dell’art. 57 c.p., come statuito dalla Suprema Corte”;
il GIP nella stessa udienza ordinò invece al PM di formulare l’imputazione nei confronti dei 2 delegati dello Slai Cobas dell’Alfa di Arese, difesi dall’avv. Mirko Mazzali.
Il PM dott. Luca Gaglio eseguì l’ordine del GIP ed emise un decreto di citazione diretta a giudizio nei confronti dei 2 delegati, imputati del delitto p. e p. dagli art. 110, 595 cc. I, II e III c. p.
perchè in qualità di rappresentanti e esponenti sindacali dello “Slai Cobas Alfa Romeo” e autori del volantino dal titolo «’Ndrangheta all’Alfa Romeo di Arese e alla Legacoop Lombardia» distribuito nell’ottobre 2012 presso l’Alfa Romeo di Arese offendevano l’onore e la reputazione della LEGACOOP Lombardia insinuando collegamenti tra la LEGACOOP Lombardia e l’organizzazione criminale italiana di connotazione mafiosa denominata ‘NDRANGHETA. Con l’aggravante di aver attribuito alla parte offesa un fatto determinato, ossia di avere dei collegamenti con una organizzazione criminale, e di aver diffuso la notizia utilizzando il volantinaggio”.
Il processo è iniziato il 5 maggio 2017 ed è stato rinviato varie volte perchè, mentre uno dei 2 delegati dello Slai Cobas aveva concordato una transazione con la Legacoop, l’altro delegato dello Slai Cobas non aveva alcuna intenzione di sottoscriverla, e men che meno di chiedere scusa alla Legacoop Lombardia.
Durante l’ultima udienza di venerdì scorso LEGACOOP Lombardia ha ritirato la querela non solo nei confronti del delegato che aveva transato, ma anche nei confronti dell’altro delegato, e così il giudice dott.ssa Maria Rosa Busacca ha sentenziato di non doversi procedere nei confronti di entrambi gli imputati.
Nel marzo 2012 tutti i giornali parlarono di 23 arresti effettuati a Milano nell’ambito di una indagine sulla ‘ndrangheta.
Agli arrestati, secondo la stampa, erano stati contestati reati quali riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, usura, estorsione, truffa, corruzione, associazione a delinquere, ricettazione, con l’aggravante del metodo mafioso.
A fine giugno 2012 lo Slai Cobas venne a conoscenza che uno degli arrestati di cui sopra era proprietario della società che gestiva l’attività di stoccaggio, noleggio e compravendita di auto presso l’area del SILOS dell’ALFA ROMEO di Arese per conto di ARESE AUTOMOTIVE SPA, società controllata e gestita da Brunelli ed EUROMILANO (LEGACOOP e Unipol, sempre di area Legacoop), proprietari di tutta l’area di oltre 2milioni di mq dell’Alfa Romeo di Arese.
All’Alfa Romeo, a 50 metri di distanza da questa azienda, dal febbraio 2011 era in corso un presidio sindacale continuato (durerà oltre 4 anni) contro il licenziamento di 70 operai Alfa Romeo di Innova Service, tutti iscritti allo Slai Cobas, sempre sulla strada nonostante le sentenze di reintegro del Tribunale di Milano.
I licenziati e lo Slai Cobas facevano continue iniziative sindacali chiedendo lavoro ad Arese ai proprietari dell’area Alfa (Euromilano, Brunelli, ABP) e alle aziende del sito.
Lo Slai Cobas e i delegati di sito Slai Cobas dell’Alfa, unitamente ai lavoratori licenziati di Innova Service e di tutto il sito, sulla base degli accordi sindacali in vigore sull’area chiesero l’assunzione degli stessi licenziati anche alle aziende già insediate sull’area Alfa e fecero incontri sindacali anche con l’azienda inquisita, ma dopo la notizia degli arresti per ‘ndrangheta la preoccupazione di tutti i lavoratori fu molto forte.
E sempre a fine giugno 2012 lo Slai Cobas venne a conoscenza che lo stesso arrestato di cui sopra era anche proprietario di una società -al centro di quell’indagine sulla ‘ndrangheta- che aveva uffici e sede legale sulla facciata del palazzo di viale Famagosta 75 a Milano, vicino alla porta d’ingresso dello stesso palazzo ove era ubicata la sede centrale e la direzione di Coop Lombardia.
Tra luglio e settembre 2012 ci furono all’Alfa una serie di attentati delinquenziali contro lo Slai Cobas e i lavoratori ad esso iscritti:
__ alle 3 di notte di giovedì 20 settembre 2012, all’interno dell’Alfa di Arese, una violentissima fiammata e una vera e propria esplosione fece un buco del diametro di 15-20 cm nella canalina di metallo che sorregge i fili elettrici e fu tranciato un cavo da 20mila volt sul tetto della spina est n°6, sotto il quale era ubicata la storica sede del Consiglio di Fabbrica, dei delegati di sito e dello Slai Cobas ed ove si riunivano quotidianamente i 70 operai Alfa Romeo licenziati da Innova Service, i quali erano in presidio da 19 mesi alla portineria sud ovest, di fronte al sito del SILOS.
La sede dello Slai Cobas da allora rimase senza corrente elettrica; e il generatore di fortuna poi installato fu rubato subito dopo, sempre di notte, con lo sfondamento delle porte del salone del CdF ove era ubicato;
__ poche settimane prima, alla fine di agosto 2012, fu tranciato il tubo della colonna principale dell’acqua giusto sopra la sede dello Slai Cobas, lasciando senz’acqua tutto il Consiglio di Fabbrica;
__ ad inizio agosto 2012 qualche delinquente lasciò un volatile morto davanti alla porta della sede dello Slai Cobas (pochi mesi prima era stato lasciato nella tenda dei cassintegrati alla portineria sud ovest un coniglio morto con la testa mozzata);
__ sempre ad agosto 2012 all’interno dell’Alfa furono aperti tutti i lucchetti degli armadietti dei lavoratori licenziati da Innova Service.
Il 1° ottobre 2012 allora, data anche la gravità della situazione delinquenziale all’Alfa, lo Slai Cobas fece un comunicato dal titolo “’Ndrangheta all’Alfa Romeo di Arese e alla Legacoop Lombardia”.
Lo Slai Cobas, con questo titolo, voleva mettere in evidenza che una società il cui proprietario era stato arrestato in una indagine sulla ‘ndrangheta continuava a svolgere la sua attività in un’area del sito dell’Alfa Romeo di Arese di proprietà e gestito da società controllate da Legacoop (Euromilano spa).
A questo scopo, i delegati di sito Slai Cobas di tutta l’area dell’Alfa Romeo di Arese fecero presente la gravità della situazione a Roberto Imberti di Euromilano, più volte incontrato con altri delegati per discutere della situazione occupazionale, ma nulla cambiò.
Lo Slai Cobas si incontrò anche con l’allora presidente di Coop Lombardia Guido Galardi il quale disse che si sarebbe attivato in particolare con Pasquarelli di Euromilano.
Stupefacente fu la dichiarazione di Alessandro Pasquarelli, amministratore delegato di Euromilano e della direzione di LEGACOOP LOMBARDIA, su IlNotiziario del 21 dicembre 2012, a quasi 10 mesi dagli arresti, secondo il quale egli venne a conoscenza della presenza dell’ndrangheta nell’Alfa Romeo “solo nei giorni scorsi attraverso la stampa” e “di aver dato immediatamente mandato agli avvocati per la rescissione del contratto con la società d’automotive il cui socio risulta coinvolto nell’inchiesta giudiziaria”.
La società Euromilano, oltre che proprietaria del 25% di tutta l’area di oltre 2 milioni di mq dell’Alfa Romeo di Arese, gestiva direttamente la “riqualificazione” di 900mila mq dell’area, compresa l’area del Silos.
Il presidente di Legacoop Lombardia Luca Bernareggi, nella querela fatta ai 2 delegati dello Slai Cobas, sostenne singolarmente che Legacoop non aveva nulla che fare con Coop Lombardia!
In realtà, come è notorio, COOP LOMBARDIA ed EUROMILANO facevano tutti parte del “mondo LEGACOOP”, com’era sottolineato sullo stesso sito web della LEGACOOP Lombardia.
Nel 2012 Luca Bernareggi era presidente della LEGACOOP LOMBARDIA ;
Guido Galardi, presidente della COOP LOMBARDIA, era membro della presidenza della LEGACOOP LOMBARDIA ;
Alessandro Pasquarelli, amministratore delegato di EUROMILANO e amministratore di ARESE AUTOMOTIVE spa, faceva parte della Direzione della LEGACOOP LOMBARDIA .
Immobiliare Palmanova Spa, società partecipata per il 32,73% da COOP LOMBARDIA, nel 2012 era proprietaria di diversi piani e gestiva la stessa sede centrale di Legacoop Lombardia, allora in via Palmanova 22 a Milano.
Riguardo alla vicenda di questa inchiesta sulla ‘ndrangheta, si è saputo successivamente che molti degli arrestati erano stati scarcerati, ma sull’esito dell’indagine non si è saputo più nulla.
Ma, al di là degli esiti processuali, va comunque rimarcata la gravità del contesto ‘ndranghetista che emerse dai resoconti dei giornali di quel periodo.
E’ anche da sottolineare che il dicembre 2012, mese nel quale Luca Bernareggi di Legacoop presentò la querela nei confronti dei 2 delegati dello Slai Cobas, è stato in assoluto uno dei mesi di maggior conflitto sindacale all’Alfa fra lavoratori e Slai Cobas da una parte e proprietari dell’area dall’altra:
fu approvato definitivamente da Regione, Provincia e comuni un Accordo di Programma col quale Euromilano (controllata da Legacoop) e Brunelli si impegnavano ad assumere ad Arese 3mila lavoratori, e contemporaneamente -a firma di Alessandro Pasquarelli di Euromilano a nome dei proprietari dell’area Alfa- fu siglato in Regione un Protocollo (rimasto SEGRETO per 2 mesi) che prevedeva la non riassunzione all’Alfa di tutti i lavoratori Slai Cobas licenziati da Innova Service.
Bene ma non benissimo.