Quando l’intera popolazione mondiale soffre dello stesso malessere non ci possono esser dubbi:
IL SISTEMA IN CUI VIVIAMO NE È COLPEVOLE IN OGNI CASO!
La ricorrenza della lotta delle donne cade in questo particolare momento in cui l’intera classe dei lavoratori paga le scelte, giustificate dalla pandemia, di un sistema infame e disumano.
Migliaia di uomini e donne morte per la pandemia, tante operatrici e operatori sanitari morti sul lavoro per le carenze strutturali e organizzative, a causa dello smantellamento del servizio sanitario nazionale; infine la guerra geopolitica per la produzione e la distribuzione dei vaccini.
In ultimo le schifose lotte a cui abbiamo assistito tra i politici italiani per mettere le mani sui soldi dei Recovery Fund/Plan. Scelte di un sistema che non ha interessi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, ma in continua ricerca, senza scrupoli, dei suoi interessi economici e del profitto a cui i politici di ogni colore reggono il gioco e che il governo Draghi renderà ancora più efficace.
Una situazione che ha peggiorato le condizioni di tutti e maggiormente per le donne e di cui non si vede la fine così in ogni ambito della vita, sia familiare che lavorativa.
Nella sanità e nell’assistenza dove in maggioranza le donne svolgono professioni gravose, utili per la società, spesso malpagate e maltrattate. Negli ospedali sovraccarichi di lavoro hanno dovuto fare i conti con riduzioni del personale a causa delle infezioni e le morti, aggiunte alla riduzione lenta ma inesorabile delle figure di tutte le qualifiche già in attuazione da anni nel pubblico impiego e nel privato per la famosa verticalizzazione della produzione o privatizzazione. E se questo non basta le donne ancora in cima alla classifica per i licenziamenti già attuati mentre i padroni si stanno preparando, appena viene decretato lo sblocco, a continuare con lo stesso tono.
Nell’assistenza agli anziani si è passati dalla carenza delle operatrici, nei primi momenti per le assenze causate dalla pandemia, ad un esubero causato dalle morti degli anziani e dai reparti vuoti in un secondo momento.
Per passare subito dopo all’aumento dei carichi di lavoro, alla richiesta di Fis o cassa integrazione, da parte delle strutture in “difficoltà” economiche, le quali si sono inventate soluzioni di ogni tipo per mantenere inalterati i loro guadagni: dalle ferie forzare ai “consigli” di ammalarsi per essere pagate dall’INPS, alla riduzione e alla flessibilità dell’orario di lavoro riducendo l’orario giornaliero e riducendo i riposi settimanali.
Consolidando così in quasi tutti gli ospedali e le Rsa la politica del risparmio senza sforzo per le amministrazioni. Tutti hanno approfittato del senso di responsabilità delle operatrici/ri sanitari, che nell’emergenza si sono responsabilizzate/ti accettando i carichi e dei ritmi di lavoro sempre in aumento ricevendo in cambio provvedimenti disciplinari e vessazioni di ogni tipo.
Una guerra di classe che non finirà mai, una guerra delle donne che non può interrompersi pena in ritorno alla schiavitù. Si aggiunge poi alla situazione di disagio nei luoghi di lavoro, per le donne, le continue denuncia di aggressioni nei luoghi domestici.
Nel periodo della chiusura forzata sono aumentate le violenze sulle donne da parte degli uomini, con sempre lo sfondo feroce e disumano dei femminicidi da parte di compagni, mariti amanti e figli. Un quadro desolante per una società che dovrebbe protendere, a sentire i Papi i politici di turno, al benessere sociale, alla parità di diritti fra uomo e donna.
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Alla situazione italiana si aggiunge quanto succede nel mondo con una tendenza feroce e repressiva nei confronti delle donne, il caso polacco è un esempio; il Tribunale Costituzionale ha emesso una sentenza che vieta la libertà di aborto, per citare uno dei casi più recenti. La nostra solidarietà e delle donne italiane al movimento Women’s Strike, che sta combattendo contro l’oscurantismo religioso dei questa nazione. Aggiunto ai tanti paesi in cui la donna è ancora considerata inferiore agli uomini e ancora più repressa e incarcerata, con privazione dei diritti più elementari e ostaggio nelle mani di governo maschilisti e repressivi.
PER EMANCIPARSI LE DONNE NON HANNO BISOGNO DI BUONI PROPOSITI GRIDATI DA QUALCHE PALCO O DA QUALCHE SACRESTIA! LE DONNE NON SI LIBERERANNO MAI SE, INSIEME AGLI UOMINI, NON CANCELLERANNO IL SISTEMA DEL CAPITALE E DEL PROFITTO DALLA FACCIA DELLA TERRA!
LUNEDI’ 8 MARZO È STATO DICHIARATO LO SCIOPERO GENERALE PER L’INTERA GIONATA, DAL SINDACALISMO DI BASE, A CUI LO SLAI COBAS ADERISCE E INDICA A TUTTE E TUTTI DI PARTECIPARE, RICORDANDO CHE QUESTO NON BASTA, PERCHÈ È NEI REPARTI E NEI LUOGHI DI LAVORO SEMPRE CHE DEVE CRESCERE LA COSCIENZA DI CLASSE, L’OPPOSIZIONE A DIRIGENTI E RESPONSABILI MASCHILISTI E SE DONNE, FEDELI AL PATRIARCATO, CHE DI FATTO SOSTENGONO IL SISTEMA CAPITALISTA DISTRUTTURE DELLA DIGNITA’ UMANA E DELLA TERRA !
PER ADERIRE BASTA NON PRESENTARSI AL LAVORO, SI PUO’ PARTECIPARE ALLE ORE 10,00 IN PIAZZA DEGLI AFFARI MILANO M.M. CORDUSIO MANIFESTAZIONE DEL SINDACALISMO DI BASE !
- FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE E LA NOSTRA RABBIA COME DONNE E COME LAVORATRICI/RI.
- LA LOTTA DELLE DONNE E’ LA LOTTA DI TUTTI, NEGLI OSPEDALI E NELLE RSA UOMINI E DONNE SI SONO AMMALATE E MORTE ALLO STESSO MODO, I PADRONI INVECE CI DIVIDONO, PER RENDERCI PIU’ DEBOLI E PIU’ RICATTABILI!
- SOLO L’AUTORGANIZZAZIONE E LA LOTTA DI CLASSE EMANCIPERA’ LE DONNE E ELIMINERA’ LA SCHIAVITU’ DEL SALARIO.
- IL FUTURO DEL PIANETA NON PUO’ ESSERE GARANTITO DA QUESTO SISTEMA DOBBIAMO ABBATTERLO!