Il TAR Lombardia, con una recente decisione, ha condannato il Comune di Milano per discriminazione indiretta di genere nei confronti delle lavoratrici donne.
Il TAR ha infatti annullato i provvedimenti con cui il Comune, in occasione delle cosiddette “progressioni verticali”, ha deciso di valutare in misura ridotta, in termini di esperienza acquisita, gli anni di lavoro part-time.
La decisione del TAR è motivata dal fatto che, quando negli avanzamenti di carriera si introducono meccanismi che penalizzano chi lavora part-time, nei fatti si stanno penalizzando le lavoratrici donne.
È infatti statisticamente provato che sono in maggioranza le donne a lavorare a tempo parziale, il più delle volte costrette dalla necessità di conciliare l’impegno lavorativo con quello famigliare di cura dei figli piccoli o dei genitori anziani.
Questa situazione – come sappiamo – è molto diffusa anche nel nostro ente.
Il Comune dovrà dunque tener conto di questa decisione nei bandi per le prossime progressioni verticali.
Anche le organizzazioni sindacali che, per superficialità o approssimazione, hanno accettato l’impostazione discriminatoria dell’Amministrazione comunale, devono cogliere questa occasione per sviluppare una seria riflessione sui modi più concreti ed efficaci per tutelare i diritti delle donne lavoratrici.
Questa vicenda ci insegna infine che non dobbiamo accogliere passivamente le decisioni dell’Amministrazione comunale ma valutarle criticamente e – quando necessario – contestarle, sia sul piano sindacale che su quello legale.
Chi volesse il testo integrale della decisione del TAR e pensasse di poter utilizzare questo precedente per aprire una propria vertenza individuale, può scrivere a prendiamolaparola@yahoo.it
Ci riferiamo in particolare a chi non ha superato le ultime progressioni verticali in quanto, lavorando part-time, ha ricevuto un punteggio ridotto alla voce “esperienza acquisita”.
Adl Cobas – Sial Cobas – Slai Cobas
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