Come sapete, lo scorso 24 ottobre è stata siglata una preintesa tra Comune di Milano, organizzazioni sindacali e RSU sulle progressioni economiche orizzontali (P.E.O.).
Nel triennio 2017-2019 progrediranno tutti coloro che sono da almeno due anni nella stessa categoria economica, non hanno subito un provvedimento disciplinare con sanzione superiore alla sospensione per 10 giorni, hanno avuto negli ultimi due anni una valutazione individuale superiore a 60/100. Le decorrenze saranno stabilite sulla base di graduatorie costruite con un mix di anzianità e valutazione individuale.
Alcuni esempi di aumento. Chi passerà da B3 a B4 avrà un aumento annuo netto di circa 255€. Chi passerà da C2 a C3 di circa 525€ annui netti. Chi passerà da D2 a D3 di circa 840€ annui netti.
Complessivamente si tratta di un accordo positivo, in quanto effettuerà la P.E.O. la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori del Comune di Milano, e in quanto questi aumenti – per quanto contenuti – sono fissi, certi e pensionabili, entrano cioè nel calcolo della pensione.
Non dobbiamo però nasconderci il fatto che questo accordo presenta alcune criticità. Il criterio secondo cui aver ricevuto una votazione in pagellina inferiore a 60/100 e/o una sanzione disciplinare impedisce l’accesso alle P.E.O. rappresenta infatti un oggettivo rafforzamento del potere dei dirigenti valutatori.
Un ultima osservazione. Ci sembrano esagerati i toni trionfalistici con cui alcune organizzazioni sindacali stanno presentando questo accordo ai lavoratori. Si tratta in fondo di un aumento modesto, che non restituisce certo ai lavoratori il potere d’acquisto perduto in 8 anni di blocco contrattuale.
Per questo è necessario che dal contratto nazionale arrivino aumenti salariali significativi, ben diversi dai miserevoli 85€ medi lordi che il governo ci vuole concedere e CGIL CISL e UIL sono pronti ad accettare.
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Tabella con differenze economiche e arretrati maturati al 31-12-20177